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Qwant: come funziona il motore di ricerca che tutela la privacy

Arrivato anche in Italia il motore di ricerca francese Qwant. Il progetto è stato originariamente lanciato nel 2013, potendo contare poi, nel 2015, su un finanziamento della Banca europea degli investimenti (BEI). Il nome nasce dalla fusione della lettera Q, che evoca la quantità di dati processati da un search engine e want, contrazione del termine wanted (ricercato).

L’aspetto centrale su cui cerca di far leva il progetto Qwant è proprio la tutela della privacy. Come si legge infatti anche sul sito ufficiale, il motore di ricerca non utilizza cookie o altri sistemi di tracciamento di attività e profili degli utenti. “Qwant non ti traccia e non lo farà mai” è la parola d’ordine dell’azienda. Ciò è efficacemente spiegato nel seguente video.

 


Come funziona Qwant

Oggi il tema della protezione della privacy e della riservatezza dei propri dati personali è particolarmente sentito. Scopo di Qwant è dunque quello di offrire un approccio diverso rispetto alla concorrenza. È pur vero che non profilare gli utenti non consente allo stesso tempo di offrire loro risultati personalizzati (quindi in molti casi “migliori”). Però l’idea alla base degli ideatori, è probabilmente quella di tentare di attaccare l’ingombrante concorrenza attraverso un presupposto differente.

Ma scontati i fattori etici, come funziona Qwant? Bisogna subito dire che risultati non raggiungono ancora il livello di “raffinatezza” e qualità di un motore di ricerca come Google. Ciò è anche piuttosto prevedibile, vista la storia, l’esperienza e i vari aggiornamenti sotto i quali è passato il motore di ricerca di Mountain View. Ciononostante, Qwant presenta alcune caratteristiche interessanti.

Collegandosi a Qwant.com, sotto il box di ricerca, vi è uno spazio riservato alle ultime tendenze e notizie. Nella parte sinistra, abbiamo invece le sotto-sezioni: web, notizie, social, immagini, video, acquisti, musica (in versione beta). Qwant offre anche una sezione Bacheche, una sorta di spazio social dove poter condividere contenuti e seguire quello che viene condiviso dagli altri utenti.

Un’altra caratteristica interessante, la si nota una volta effettuata una ricerca. Qwant restituisce i risultati divisi in tre colonne: web, notizie, social. Particolarmente utile sembrerebbe soprattutto la colonna dedicata ai social network. I risultati, come già sottolineato, non sono differenti da utente a utente (in base ad esempio alle visite precedenti), in quanto non viene effettuato tracciamento.

 

Qwant ricerche

 

Per chi si occupa di SEO, salta all’occhio subito come non vi sia paginazione nei risultati di ricerca. Il motore esclude a priori i risultati che giudica poco rilevanti rispetto alla query formulata. Dopo lo scroll infatti (più o meno lungo a seconda della keyword ricercata), sul fondo di ognuna delle tre colonne si legge: “i seguenti risultati probabilmente non sono rilevanti, riformula la tua ricerca”.

Quindi niente Olimpo della prima pagina e oblio della seconda. Altra caratteristica davvero molto interessante di Qwant è l’implementazione di un motore riservato ai bambini, che si occupa di filtrare i contenuti ritenuti non adatti (Qwant Junior).

In conclusione, si tratta di un progetto che presenta peculiarità degne di nota. Il panorama dei motori di ricerca è in continua evoluzione. Un mutamento che però non ha ancora intaccato i rapporti di forza su scala globale. Non mancano progetti che, seppur con diverse critiche, tentano un approccio basato su questioni sociali o etiche (si veda ad esempio anche Ecosia).

Al momento lo strapotere di Google non sembrerebbe minacciato. Occorre però aggiungere un paio di considerazioni: la prima è che anche gli imperi più grandi prima o poi finiscono, la seconda è che nel mondo odierno 3.0, i cambiamenti avvengono con grande rapidità.

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