Vuoi imparare la SEO?

Le novità sul rel=”nofollow” dal 2020

Ben ritrovati a un nuovo approfondimento di SeoRoma!

Settembre 2019 ci porta succose novità anche in fatto del rel=”nofollow” che ormai da 15 anni è diventato una prassi da parte di blogger, SEO e webmaster per contrassegnare quei collegamenti per mezzo dei quali non si vuole trasmettere autorevolezza (link juice) al sito destinatario.

Perché darsi tanta pena? Ad esempio, perché per qualche ragione siamo tenuti o abbiamo intenzione di collegare siti spam con i quali non vogliamo essere messi in discussione, oppure perché si tratta di link oggetti di compravendita e che secondo le regole di Google devono avere questo attributo per non trasmettere link juice come i collegamenti naturali.

Il web però si è evoluto ed è legittimo che il nofollow faccia altrettanto.

Secondo il recente annuncio, a partire da marzo 2020 Google non prenderà come obbligo la direttiva del nofollow ma procederà a trattarlo come un semplice suggerimento.
Il rel=”nofollow” verrà considerato come un generico collegamento inteso per non trasmettere nessuna forma di fiducia e nemmeno i benefici connessi alla link juice.

Google ha confermato inoltre l’intenzione di prendere in considerazione due nuovi attributi (già attivi):

  • rel=”sponsored”, il quale ha la funzione di contrassegnare i collegamenti “artificiali” ovvero venduti o offerti dietro sponsorizzazione o compenso
  • rel=”ugc”, (User Generated Content), il quale serve a specificare i link introdotti dagli utenti (come i commenti nei blog e i post nei forum)

In questo nuovo ordine delle cose i link che non vogliamo trasmettano link juice dovranno essere contraddistinti:

  • con il rel=”sponsored” se i link sono venduti o comunque offerti in cambio di un corrispettivo o sponsorizzazione
  • con il rel=”ugc” se si tratta di link inseriti dagli altri soggetti che interagiscono con il sito e perciò indicano collegamenti provenienti da altri
  • con il rel=”nofollow” per altre generiche ragioni per via delle quali non vogliamo trasmettere autorevolezza, in particolare per quei siti che non ci sentiamo di definire come sicuri.

Il nofollow, appunto, sarà visto come una sorta di suggerimento e non come una direttiva che i motori di ricerca sono tenuti a rispettare.

Il nofollow nel 2020

Il nofollow era nato come un meccanismo per “spegnere” la tendenza dei motori di ricerca a trasmettere autorevolezza a un sito in funzione dei backlink ricevuti, in tutti quei casi in cui tale stima non è oggetto di una decisione naturale (per esempio quando i link vengono ceduti in virtù di accordi economici). In ogni caso il nofollow non serviva a impedire l’indicizzazione dei contenuti, per i quali era da sempre preferibile uno dei meccanismi per bloccare gli URL come il file robots.txt e meta tag della pagina.

Il nofollow non era comunque la soluzione ideale a questi problemi, siccome nel web esistono molti collegamenti che meritano stima (come i link da portali informativi come Wikipedia) ma che vengono smorzati da questa impostazione. Non era quindi concettualmente giusto trattare i link a pagamento allo stesso modo di quelli mossi da altre motivazioni.

C’era inoltre il problema delle tecniche Black Hat che ancora si oggi si muovono agilmente a dispetto degli sforzi profusi per sterilizzare le pratiche non corrette atte a migliorare il posizionamento.

Come possiamo intuire da questo annuncio, l’importanza dei link è ancora indubbia ai fini del posizionamento, da cui l’interesse di Big G nell’ottenere informazioni attendibili sulla natura e l’importanza dei collegamenti.

Dagli anchor text non è facile capire quanto sia naturale il link collocato (avviene per via di un accordo economico oppure è un sincero riconoscimento del lavoro di documentazione fatto da altri?).

Se queste nuove direttive venissero prese sul serio, avremmo – ipoteticamente – un quadro molto chiaro dove comprendere se un link viene aggiunto in maniera spontanea, se avviene per un accordo economico, se si tratta di link aggiunti dagli utenti nei commenti a prescindere dalla volontà del proprietario del sito.Rel=nofollow 2020

I link nofollow infatti vengono applicati per una grande varietà di situazioni e questo tag da solo non è sufficiente a far capire come un collegamento dovrebbe essere valutato.

Abbiamo ad esempio i link che escono da Wikipedia che molte volte rimandano a contenuti informativi, e che dovrebbero avere una parvenza naturale maggiore dei collegamenti sponsorizzati che quindi andrebbero valutati in virtù degli accordi siglati (ovvero, non incidere sul posizionamento).

I link contengono indubbiamente informazioni che sono importanti per qualificare i siti destinatari, sia attraverso il testo ancora che contengono i collegamenti intertestuali che attraverso la link juice che trasmettono o meno. Le nuove disposizioni di Google puntano a chiarire la situazione dei singoli backlink con degli attributi più adatti ai rispettivi casi.

Negli scorsi anni abbiamo avuto fenomeni di isteria collettiva che hanno spinto a un abuso globale dell’attributo nofollow portando a perdere molte informazioni riguardo le circostanze attorno ai collegamenti.

Sebbene molti SEO pensino che già da tempo fosse così, prendiamo atto che ora il tag nofollow non avrà più la valenza di una direttiva inderogabile bensì di un semplice suggerimento erogato dai webmaster ai motori di ricerca per chiedere di non trasmettere link juice al sito destinatario, oppure per chiedere di non essere associati a livello di reputazione a un sito della cui qualità non si è sicuri.

Nel 2020 il rel=”nofollow” sarà consigliato per contrassegnare tutti quei collegamenti verso siti della cui qualità non è del tutto sicuri, oppure quelli ai quali non si vuole trasmettere autorevolezza per mezzo del proprio sito.

Domande comuni sul rel=nofollow

Per fare meglio il punto della situazione, abbiamo inoltre a disposizione le domande alle quali Google ha già espressamente risposto.

Occorre cambiare i nofollow precedenti con i nuovi attributi? No, non occorre sostituire gli attributi nofollow inseriti per contrassegnare link sponsorizzati o verso portali non avallati. L’attributo continuerà a essere recepito.

Posso usare più di un attributo allo stesso tempo? Certo: un collegamento può avere allo stesso tempo rel=”sponsored” e “nofollow” sia per adottare la nuova qualifica che quella abitudinaria, per rimarcare l’effetto e chiarire la funzione del collegamento.

Se utilizzo il nofollow per link sponsorizzati, devo cambiarli? No, puoi mantenere il nofollow come metodo per evitare eventuali penalizzazioni per schemi di link. In ogni caso, per i link da implementare d’ora in avanti è consigliabile applicare i nuovi attributi.

Devo ancora contrassegnare i link sponsorizzati? Se vuoi evitare una possibile penalizzazione per schemi di link usa gli attributi rel=”nofollow” o rel=”sponsored” ma a tale scopo sono entrambi utili.

Cosa succede se sbaglio l’attributo da applicare ai link? Ogni link che deve essere chiaramente riconosciuto come “sponsored” e “nofollow”. “Sponsored” è consigliato, ma in alternativa anche il generico “nofollow” è accettabile.

Perché dovrei usare qualcuno di questi nuovi attributi? Applicare questi attributi aiuta Google a trattare le informazioni per l’analisi del web, e ovviamente anche i tuoi stessi contenuti quando qualcuno li linkerà utilizzando queste caratteristiche.

Le novità sul rel=”nofollow” dal 2020

Ricapitolando ciò che c’è da sapere sulle nuovi disposizione su questi tag, possiamo dire che:

  • il nofollow verrà “depotenziato” da direttiva a semplice consiglio
  • è possibile utilizzare più attributi allo stesso tempo
  • il contributo del nofollow sarà ancora attivo, anche se consiglia di avvalersi del tag=”sponsored” per indicare i collegamenti ceduti dietro compenso
  • i nuovi attribuiti rel=”sponsored” e rel=”ugc” sono già attivi e recepibili

E tu che cosa ne pensi? Parliamone qua sotto!

Ti potrebbe interessare: