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Hosting e SEO: verità e contraddizioni

Hosting SEO

Hai cercato in lungo e in largo, ed hai provato a chiedere al tuo più caro amico; hai pure tentato di sedurre i tuoi conoscenti nerd cercando di scoprire il grande segreto: usare un hosting A oppure B cambia davvero qualcosa, lato SEO? L’hosting web può essere considerato un fattore di ranking? Queste domande meritano risposte chiare, ma nessuno – finora – si è degnato di fornircele.

Se mentre leggevi stavi pensando ad una guida del buon Aranzulla, sei sulla buona strada – ma non ci hai preso del tutto: ti scrive un Salvatore (Capolupo), da pochi giorni (orgogliosamente) dentro SEO Roma, l’agenzia SEO che ti porta in prima pagina. Sono qui perché vorrei parlarti di un argomento che mi è sempre stato molto a cuore: il rapporto tra servizio di hosting e ottimizzazione per i motori di ricerca.

Premessa

Su questo argomento, devo dire, è stato scritto davvero di tutto: che devi stare per forza sull’hosting di Google, che devi fare necessariamente determinate scelte (altrimenti non sarai primo su Google), oppure che l’hosting deve essere italiano perché [link affiliato] è il miglior hosting.

In realtà queste opinioni (perché di opinioni si tratta, alla fine) lasciano il tempo che trovano, e devi (ci risiamo) imparare a diffidare e ad essere critico: il problema concreto è che più delle volte il blogger medio non è in grado di scegliere correttamente il servizio a cui affidare il proprio sito, ed è da qui che nascono i dubbi.

Detta molto in breve, direi che la scelta del servizio di hosting è un fattore di ranking molto relativo: nel senso che se il sito non funzionerà bene per colpa sua, rischi di non poter soddisfare i tuoi sogni di posizionamento. Se invece ne prenderai uno di buona qualità, potrebbe essere una prima condizione necessaria per il successo.

Miti duri a morire su SEO e hosting

Ne sento di ogni tipo da quando faccio SEO, per questo: uno dei miti più comuni (da quando nel 2008 circa ho iniziato ad interessarmi a questi argomenti, ma erano argomenti triti e ritriti già da tempo) è stata senza dubbio che gli hosting condivisi abbiano il problema del “cattivo vicinato”.

Dato che questi hosting ospitano di tutto e di più, se ti capita di stare nello stesso hosting di un sito spam – dicevano – Google potrebbe valutare negativamente questa cosa, e penalizzarti senza motivo.

Certo, stare nel cattivo vicinato non è una pratica consigliabile da nessun punto di vista, ma a mio modo di vedere oggi non è più un problema così drammatico: gli hosting di qualità sono molto più controllati, e si accorgono di queste situazioni che sono anche un rischio di sicurezza informatica. E poi: se davvero ci tenete, prendetevi un bell’IP dedicato – o al limite una droplet con VPS ed IP virtuale – e non dovreste avere alcun problema del genere.

Un altro mito riguarda le PBN (Private Blog Network), cioè le reti di siti che molti creano per avere vantaggi SEO su più domini e potersi linkare senza troppi problemi; qui credo che sia un problema di quantificare in modo corretto le cose.

In realtà le PBN esistono e sono utili e a nessuno verrebbe in mente di togliersele, anche perché si riesce (pure grazie alle tecnologie citate prima, come dedicati e VPS) a dislocarle su IP diversi – o al limite su hosting diversi, e qualsiasi sospetto sarà diradato in men che non si dica.

Altri miti su hosting e SEO? Troppo banali per essere citati qui, penso.

Velocità delle pagine web

Parlando di cose molto più serie, è un dato di fatto che l’hosting condizioni la velocità del sito e le sue prestazioni. In termini di velocità del sito, pertanto, proprio perché Google considera i tempi di caricamento un fattore di posizionamento importante (ovviamente a determinate condizioni: dominio senza spam, contenuti di qualità, corretta targetizzazione dei post, ecc.), possiamo dire che l’hosting influenza in modo molto naturale la SEO, per cui a soluzioni di qualità/velocità potrà corrispondere, in prospettiva, un miglior posizionamento nel tempo.

È solo un singolo fattore, ma per una volta è un fattore che certamente è concreto e tangibilissimo: se il sito è lento, cosa vi aspettate di dare ai vostri visitatori come valore aggiunto?

È tutto collegato, se vedi: se il sito risponde velocemente succede perché è stato ottimizzato, e perché il server risponde velocemente alle chiamate HTTPS. Se risponde in pochi secondi (per la verità l’ordine di grandezza effettivo sarebbero i millisecondi), l’utente medio vedrà subito una possibile risposta alla ricerca che ha fatto da Google, riuscendo a visualizzare subito e bene i contenuti, senza attese inutili. In questo caso, ci sono buone possibilità che diventi un utente soddisfatto.

E questo, per inciso, a Google piace e vi premierà: se i risultati sono di qualità, gli utenti del sito continueranno ad utilizzarlo per cercare “cose” anche in futuro, garantendo così (in una perfetta strategia win-to-win) il ritorno e la fidelizzazione della persona.

Inutile sottolineare, ancora una volta, che se l’hosting non è di qualità, è lento, è difficile da configurare o non supporta adeguatamente il webmaster, tutto questo non potrà succedere. In questo senso, quindi, e soltanto in questo, direi che potremmo racchiudere la relazione (positiva o negativa che sia) tra scelta del web hosting e attività SEO su quel sito.

Quali hosting scegliere, quindi?

Ce ne sono davvero tantissimi, e non voglio fare nomi specifici: anche perché la metà li conosco direttamente, e rischierei di fare brutta figura con chi manca. Vorrei solo dire questo: guardate soprattutto che tipo di assistenza offrano, se diano effettivamente diritto di recesso, se abbiano un servizio di backup degno di questo e se, magari, vi permettano di testare i loro servizi lato FTP e database in prova gratuita. Alcuni permettono di farlo, e questo aiuta le persone a rendersi conto se riescano ad usarli davvero.

Per tutto il resto, c’è l’esperienza diretta e quella, purtroppo, non si trasmette a nessuno.

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